NICO BONOMOLO | TESTI CRITICI
THOMAS MARTINELLI, Giornalista e Critico cinematografico
«Bagheria illuminata» da Alias, inserto culturale del Manifesto
Qualcosa si muove a Bagheria, delle belle immagini in sequenza, raffinate ed emozionanti, sensibili e pregnanti. C'è una produzione locale di cortometraggi animati che varca i confini ed entra nell'orbita del più ambito dei premi cinematografici, ma soprattutto esporta un immaginario legato alla città siciliana che la illumina rispetto ad altro immaginario più fosco e inquietante. Emblematico dunque è Confino, fresco di premio quale miglior cortometraggio al Giffoni Film Festival nonché premio del pubblico ad Animavì e già nella long list per gli Oscar 2018, che come un faro si erge sull'isola di Animaphix. Il festival del film animato di Bagheria, in corso fino a domani nella settecentesca Villa Aragona Cutò e Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso, oltre alla selezione di 20 cortometraggi d'autore indipendenti in concorso presenta quindi i suoi eccellenti prodotti locali realizzati da Nico Bonomolo con la sapiente expertise musicale di Gioacchino Balistreri. Il loro Confino è denuncia del fascismo senza livore, canto d'amore senza parole, inno all'incantesimo del grande schermo e alla capacità di suscitare emozioni con le immagini anche se con pochi mezzi. E' soprattutto un canto muto alla libertà di sentimento e di espressione con valenza universale. L'intento è annunciato sin dalla citazione d'apertura del romanzo 2001: Odissea nello spazio di Arthur C. Clarke che, richiamandosi ai cento miliardi di uomini che hanno vissuto sin dalle origini sulla Terra, quante le stelle della Via Lattea, scrive: «Così, per ogni uomo che abbia vissuto, in questo universo splende una stella». Dittatore in mutande. Il film di 11' inizia però essenzialmente con un faro, un uomo e il rumore del vento e del mare. La musica al piano eseguita da Balistreri (anche compositore di buona parte della colonna sonora) accompagna all'antefatto di uno spettacolo di ombre. Al teatro Impero sul palcoscenico sovrastato dalle lettere maiuscole che compongono la parola Dux scorrono leggere le silhouette di animali - una colomba, uno scorpione, un toro, un antilope - applaudite anche dalle camicie nere fino a quando un'ombra raffigura satiricamente il dittatore in mutande. L'artista è inviato al confino, accompagnato da malinconiche note al piano e da sfumature di grigio del del disegno inghiottito da dissolvenze in nero. Il protagonista esiliato si erge per sobria dignità, attorniato da un'atmosfera triste disturbata dalla voce declamante del duce attraverso gli altoparlanti. Con accorta sintesi narrativa, passano le stagioni mentre il guardiano del fari illumina la sua solitudine gettando luce su una sagoma artefatta per snetire a cena il conforto di una donna proiettata sulla parete. Nel gioco di sguardi non visti e di interazioni fra realtà vivente e immaginata, il confinato adocchia al cannocchiale la donna vera da amare sull'altra sponda. La raggiunge dalla sua torre isolata proiettando sul muro le sue fantasmagorie, ricreando in sequenza, Chaplin, Nosferatu, Singin in the rain e altri momenti magici del cinema che tocca i cuori, come tanti fari puntati in alto a rischiarire il buio opprimente (...)
MAURIZIO PADOVANO, Scrittore (4 febbraio 2017)
Presentazione della Personale di Nico Bonomolo Degli Uomini dei Fari e del Mare (ITA)
Un bagliore intermittente. Uno sfarfallio che orienta. Una luce pulsante per chi, dal mare, deve indovinare il pericolo ed evitarlo. Un urlo di luminosa all'erta da parte di chi il mare lo scruta da un astro nascosto tra le pieghe del pianeta. Una stella incastonata nella terraferma. È questo un Faro: vitale pulsazione per chi naviga; desiderio di siderale romitaggio per chi del mare, forse della vita, ha nostalgia. Nico Bonomolo da qualche tempo si è confinato dentro una certa idea di Faro: è entrato nel cuore di una geografia immaginaria dove i Fari costellano e puntellano spazi in cui solitudine, salsedine, contemplazione, lotta con l'orizzonte lasciano attingere - tra memoria e nostalgia del futuro - a una umanità più autentica perché ancora di là da venire; a una più profonda, e semplificata, percezione dell'esserci, distesa come la landa salmastra "che si muove anche di notte, non sta ferma mai". Il Faro è un luogo da cui si osserva, si sorveglia, si attende. Ma non ci si lasci ingannare dalle apparenze: da quel luogo non si osserva soltanto il presente; non si sorveglia soltanto l'orizzonte; non si attende soltanto la minaccia o la salvezza. Immagine dopo immagine si riscrive il passato; si scioglie il presente nel desiderio del tempo che verrà; si attendono la fine e un nuovo inizio come facce della stessa medaglia. L'attesa marezza l'occhio puntato verso l'orizzonte: un'attesa che inquieta con il suo scrutare la fine per coglierne la necessità. È l'occhio di chi, nella solitudine totemica del Faro, attende che un nuovo percorso di senso torni a scuotere la sua vita e quella di tutti. Bonomolo, come tutti gli artisti autentici, è invaso e quasi parlato da un'idea ossessiva. Dall'idea di una forma simbolica - contenuto spirituale dotato di significato collegato a un segno sensibile - che sintetizza una buona parte della sua sensibilità per l'esistenza. Il Faro. E - come sosteneva il compianto Ricardo Piglia a proposito della letteratura - quella forma simbolica, il Faro, diventa per Bonomolo lo spazio privato (il suo, il nostro) dell'utopia. Ma è un'utopia che ha in sé una specie di pulsione verso un irrimediabile "così fu". Se il Faro infatti, il suo pulsare, gronda di analogia con lo splendore intermittente delle stelle nella volta celeste, non si può non concludere l'analogia con la constatazione - umbratile, aspra - che quel pulsare siderale, la luce che ci raggiunge qui e ora, è il rantolo di un corpo già morto. Da questa sensazione la pittura di Nico non è esente. Il bianco che fa da sfondo - artico e salmastro - a certe tele di Bonomolo è una caligine candida, una minaccia di cecità verso il futuro che incrinerebbe il senso di ogni scrutare. La configurazione simbolica del "nulla di nuovo all'orizzonte" che terrorizza ogni vedetta e ogni scrutare: e che incrinerebbe, ovvio, x possibilità di senso del Faro. Perché è questo, in definitiva, un Faro: il simbolo fisico e il luogo metafisico dal quale continuare a gettare lo sguardo oltre l'orizzonte; dal quale continuare a credere nel di là da venire. O, sciogliendo la forma simbolica nell'amara e distratta nostra esistenza, tra Kavafis e Beckett, concludere che il Faro è il luogo che ci sussurra, nel miraggio dell'orizzonte, che nella condizione dell'attendere è riposto il senso stesso di ciò che andiamo cercando.
LETIZIA BATTAGLIA, Photographer (1st December 2015)
Nico Bonomolo's Detours
Three minutes. The journey lasts only three minutes. But three minutes are intense and poetic, a little bit 'thriller, a little bit 'docu. The pace of events is not rhetoric but is rather terse, fast, dominated by a strong and disguided political rigor. Among the tenderness and complexity of the path, you would want to know more. Our hero, after a very adventurous and circumnavigating travel, comes back home as Ulysses, wiser because rich of experience or like an Ulysses dominated by events? If you put Nico bonomolo in working conditions he has definitely a future full of other trips, of other stories that will continue to delight us and fill us whit questions.
CARMELA TAFARO, Art Blogger/ Christie's Education (1st December 2015)
NICO BONOMOLO
Some people are born with a talent and they shape their future professional life around it. Some others have multiple talents and they kind of struggle throughout their lives to understand which one is the right one to invest in. Some others have instead many talents, but they simply do what mum and dad and family and society at large expect them to do even before they are born, sacrificing their gift and developing other skills. I am not sure to which category Nico Bonomolo belongs to, but what is sure is that his talent is an artistic one. So it did not come as a surprise when he dropped his black gown and a successful career as lawyer in his home town in South Italy to grab a brush and dedicate himself to painting. After years of studying law something did not feel right. Now... it takes more than just guts to abandon a steady and well paid job for something so uncertain yet so fascinating. Well boy, respect! So did he, and he hasn’t stopped ever since, achieving remarkable results. Common people and simple objects populate Nico Bonomolo’s artistic realm. A businessman, a hipster girl, a sensual woman. Anyone can relate to the faces and situations immortalised in his works. The primitive and ferine colors of his paintings vaguely and distinctively recall those of Fauvism: there is something primordial yet poetic in those lines, something colourful yet melancholic, childish yet humanly inexplicable. Each brushstroke seems to whip the canvas and at the same time seems to retain some emotions. Like in Egon Schiele’s painful and excruciating paintings. Thanks to this technique Nico’s faces, captured in snapshots of everyday life, seem to tell some untold stories and to emanate a unique aura of deep disconcerting feelings. Similarly, familiar and common objects and places become nostalgic glimpses of gone times: a typewriter or an old telephone are objects of attention and desire in Nico’s world. They communicate silent messages and lose the purpose of their being. They are obsolete, gone and forgotten, but still part of our memories and lives. In such a short time, this artist from Bagheria has earned is “place in the sun” and some of his works have sold to foundations, VIPs and have also been selected as part of permanent collections in museums and galleries around Sicily. Since few years, he has also started experimenting with animated cinema, once more achieving a large public success. His two animated short movies Lorenzo Vaccirca (2008) and Fur Hat (2012) have been received with great enthusiasm by the Italian and international crowd, winning several awards. So Nico Bonomolo is a remarkable, eclectic and genuine talent, one to keep an eye on before his quotations will skyrocket in the next few years.